Quando si aspetta ..e dopo?

Al concerto di ieri è successo qualcosa di inaspettato. Lo dico dopo!
In programma c’era una Sonata di Bach, una di Brahms, Bartók – Rapsodia, una Sonata di Beethoven.
Per la cronaca, questo era il quinto concerto di Perényi e Schiff in tre mesi. L’ultimo della serie dei concerti (con programmi sempre diversi) in celebrazione dei 60 anni dello stesso Miklós.
Per me, che avevo una grandissima aspettativa è stato un colpo: il concerto si può dire che sia iniziato al terzo tempo di Bach. E non per colpa del violoncellista che purtroppo "subiva" la situazione. Già fantasticavo sulle dicerie secondo le quali la nuova donna del Maestro Schiff "dà filo da torcere" e meditavo che, negli ultimi due giorni, l’evento più interessante per me fosse stato lo spettacolo di musica e danza popolare ungherese al giardino giapponese, nello stupendo giardino zoologico di Budapest.
Comunque, dal terzo tempo di Bach tutto si è normalizzato ed i due sono tornati in sintonia.
La sala era stracolma di gente, anche metà del palco era occupata dal pubblico. Ma si è abituati, durante questi "eventi speciali".
La seconda parte è stata decisamente migliore. Quasi al livello del concerto di cui parlavo nel precedente post.
La platea degli studenti dell’Accademia era stracolma,  tutto lo spazio agibile riempito, gente sui gradini e moltissima in piedi. L’ingresso ai concerti è gratuito per loro, ma lo spazio sul loggione è limitato. E’ tutto un fare a gara a chi arriva prima e spintoni quando si entra. Beh, metà di loro sono andati via alla fine del primo tempo. Come biasimarli, anche io ero abbastanza deluso.
Alla fine del concerto, è successo qualcosa di incredibile. Applausi tanti. 3 Bis di cui i primi due erano la ripetizione dei primi due tempi di Bach (quelli che erano andati male!) ed il terzo, un tempo tratto da un’altra sonata di Beethoven . L’esecuzione di questi ultimi pezzi è stata qualcosa di divino, irripetibile, scolpito nel marmo.
Uno come András Schiff non poteva permettere che una cosa così passasse liscia, che la musica di Bach fosse oltraggiata, anche per soli 10 minuti.
Alla fine del programma già mi vedevo con la penna sul foglio a scrivere una lettera: "Caro Maestro, Lei che predica nei suoi libri che l’esecuzione dal vivo del concertista deve necessariamente superare l’incisione discografica..".
Ma poi, dopo i bis, la mia ideale lettera si concludeva così: " ..Maestro Schiff, tutto è perdonato!".

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